fbpx
Riflessioni sul socialnetwork più utilizzato tra gli adolescenti e non solo

Instagram tra noi e gli adolescenti

Possiamo amarli oppure odiarli, utilizzarli in modo assiduo o scegliere di essere off-line ma come genitori non possiamo negare la loro esistenza. Stiamo parlando dei social network, primo tra tutti Istangram, il più utilizzato tra gli adolescenti grazie al suo essere strutturato in foto e stories che lo rendono poco impegnativo, impattante, immediato. Piace perchè puoi connetterti in tempo zero con vip, influencer, persone in altro modo irraggiungibili; ti offre la possibilità di scoprire e conoscere qualsiasi cosa; ha un hastag per tutto e per lo stesso offre mille sfaccettature; permette di essere presenza attiva ma se vuoi ti consente di curiosare rimanendo in ombra, senza dire nulla di te; le sue storie ti fanno entrare nella quotidianità altrui in modo rapido; le dirette creano una nuova forma di dialogo e connessione.
Piace anche perchè ti permette di offrire agli altri l’immagine di te stesso che desideri, filtrando e annullando tratti del tuo aspetto e della tua vita che ti stanno stretti.

Se tutto questo ben si inserisce nella nostra quotidianità adulta diventando passatempo e a volte ispirazione crea invece maggiori punti interrogativi, e anche qualche angoscia, quando lo si pensa a disposizione di figli adolescenti consapevoli come genitori che la fragilità/il caos/il disorientamento nella costruzione della loro identità possano essere influenzati anche negativamente dall’utilizzo dei social.

Cerchiamo di valutare aspetti positivi e negativi dell’utilizzo di Instagram per capirne un po’ di più e gestire meglio la dipendenza dal social dei nostri adolescenti.

SIAMO SOLI

Se è vero che basta un click per essere amici lo è altrettanto che tra tutti quei contatti ben pochi possano essere definiti “vere amicizie”. Non c’è fisicità, tutto viene mediato da un cellulare e da una connessione definendo una relazione superficiale. Ciò che si conosce dell’altro è ciò che lui/lei decide di mostrare attraverso le sue foto e il dialogo spesso si riduce a un commento pubblico sotto un’immagine caricata. E spesso “l’amicizia” è pure unidirezionale: si può scegliere di seguire un profilo che non necessariamente ricambierà il following. La quantità oltrepassa la qualità: quanti di quei contatti ci potrebbero essere realmente d’aiuto in caso di difficoltà? Con quanti di loro potremmo parlare per ottenere un consiglio, aprirci sulle nostre paure, vederci fisicamente per passare del tempo insieme?

IL TUTTO SUBITO

La generazione Instagram è una generazione curiosa e abituata a poter fruire di qualsiasi tipo di informazione nell’immediato. Non c’è tempo d’attesa, tutto si ottiene con un semplice click o digitando un hastag e difficilmente ci si scontra con il non riuscire a trovare ciò che si aveva in mente… uniche discriminanti sono la possibilità e la velocità di connessione. Espressa in questi termini risulta quasi un aspetto positivo ma il “penso-faccio-vedo” ci sta trasformando in persone impazienti, in difficoltà di fronte all’attesa e con una soglia d’attenzione molto più ridotta (si parla di circa 8 secondi, il tempo necessario per cercare un’informazione online e la lunghezza massima di un video). Cosa succede se la connessione non funziona o se x motivi ci impediscono di connetterci?

FOMO

Ovvero Fear Of Missing Out, la paura di perdere qualcosa. Viviamo una nuova ansia dettata dalla paura di perderci qualcosa di importante accaduto sui social proprio quando noi non eravamo connessi. Soprattutto tra i giovani sembra non sia contemplata la possibilità del posticipare, di arrivare dopo: “io devo sapere tutto esattamente nello stesso momento in cui anche gli altri lo stanno scoprendo”. Fondamentale: esserci… e avere le notifiche sempre attive.

CHI E’ L’ALTRO E CHI SIAMO

La vita sui social è perfetta: corpi fisicati, abiti di tendenza, trucco e capelli sempre in ordine, abitazioni degne delle copertine delle migliori riviste d’arredamento, partecipazione agli eventi più cool, famiglie alla Mulino Bianco, viaggi indimenticabili, lavori facili, divertenti ed economicamente super appaganti. Ci sentiamo quasi in dovere di costruire un’immagine di noi adeguata al contesto per il quale ci stiamo proponendo: scegliamo accuratamente le nostre foto inserendo più filtri possibili capaci di eliminare ciò che riteniamo difetto, mettiamo didascalie che rimarcano la bellezza della nostra vita, creiamo continuità e coerenza tra i nostri contenuti per rendere il tutto più reale. Quanto di ciò che esponiamo corrisponde al vero? E quanto ci costa personalmente offrire questo tipo di immagine consapevoli che ciò che pubblichiamo non è ciò che siamo realmente? E quanto riusciamo a comprendere razionalmente che ciò che vediamo pubblicato dagli altri è filtrato? Se è difficile a volte per noi adulti immaginiamolo per un adolescente alle prese con la costruzione della sua identità. Apparire in un certo modo può essere stimolo per migliorarci per avvicinarci alla vita ideale che altri stanno mostrando ma il continuo confronto può generare insoddisfazione e non accettazione di noi e/o di parte della nostra esistenza.

LA SOSPENSIONE DELLE EMOZIONI

Non tutte le emozioni stanno bene su Instagram e come utenti scegliamo di allinearci a quanto vediamo pubblicato. Noi adulti tendenzialmente lo sappiamo e comprendiamo che le emozioni della vita vera sono anche altre ma che succede in un adolescente? Come ragazzo posso: enfatizzare tutto ciò emotivamente viene già riconosciuto e condiviso; minimizzare emozioni “social”mente secondarie; arrivare a sentirmi diverso perchè provo emozioni che non vengono mai espresse e per questo motivo decidere di isolarmi; non riconoscere alcune emozioni perchè non le ho mai viste su Instagram e non le ho mai sperimentate per la mancanza di una relazione più fisica e diretta tra coetanei. In psicologia si parla di ANALFABETISMO EMOTIVO: incapacità di riconoscere e controllare le emozioni.

IL BELLO DI IG

Instagram ci ha reso creativi, multitasking, curiosi, promotori di noi stessi, storyteller. Riprendiamo quanto già sostenuto: attraverso i social parliamo di chi siamo e di ciò che vogliamo arrivi di noi stessi all’altro riconoscendo e mostrando le nostre capacità, peculiarità, attitudini che noi stessi troviamo il modo di enfatizzare per renderci più interessanti e attraenti agli occhi degli altri. Scateniamo la nostra creatività per promuoverci e mostrare le versione migliore di noi stessi (personal branding). Grazie a IG impariamo a raccontarci non solo attraverso la parola ma anzi e soprattutto utilizzando le immagini scoprendo nuove forme comunicative e nuove passioni digitali. Raccontandoci impariamo a conoscerci, esploriamo la nostra identità e diventiamo più consapevoli di noi stessi. Creiamo la nostra identità narrativa che rimane visibile nel tempo e che si sedimenta grazie alla condivisione del profilo. Il confronto con l’altro ci fa sentire parte di una comunità che ci stimola e che porta a migliorarci.

SUGGERIMENTI PRATICI TRA GENITORI

Ciò che conosciamo ci fa meno paura ecco perchè se decidiamo di accogliere la richiesta di nostro/a figlio/a di poter aprire un profilo social il primo step utile che possiamo fare è informarci: IG stesso offre una guida molto completa da poter studiare e da poter condividere con lui/lei. Certo questo non risolverà probabilmente le paure sui rischi di un tale strumento a disposizione di un adolescente ed è per questo che il suggerimento più utile rimane sempre l’apertura di un dialogo onesto e libero: non siate giudicanti ma comprensivi, fate sentire vostro/a figlio/a accolto/a e capito/a, non abbiate paura di mostrare le vostre debolezze e perplessità e soprattutto definite insieme regole e limiti da rispettare. Oltre a ciò siate sempre genitori attenti: fate attenzione a cambiamenti nel comportamento di vostro/a figlio/a; sbalzi umorali; variazioni improvvise nelle abitudini quotidiane; tempi o modalità differenti d’utilizzo del cellulare; difficoltà nel comunicare con voi; segnali lanciati dal suo corpo. E nel dubbio chiedete, indagate, approfondite con lui/lei o con un esperto.